Da tempo aspettavo la giornata giusta per andare a Santo Stefano d'Aveto, dove è una rarità trovare tutti gli impianti e le piste aperti: ieri sono riuscito a prendere al volo l'occasione, con tanto di sconto sullo skipass. E 20 euro sono davvero pochi per uno spettacolo del genere.
Skimap ufficiale
Skimap con percorsi fuori pista
Arrivo abbastanza tardi, alle 10: ci vogliono due ore e tante curve da Parma. La conca degli impianti è ancora coperta da stracci di nuvole basse, il viaggio sul primo troncone della seggiovia biposto è lungo, freddo e vertiginoso.
Biposto Rio Freddo (1280 m) - Intermedia Prato della Cipolla (1600 circa)
In quota c'è vento e scarsa visibilità; atletici carabinieri gironzolano attenti e sembrano pronti a cazziare chiunque osi mettere i piedi fuori dalle piste. S. Stefano apre solo sab-dom-lun, dunque la neve caduta all'inizio della settimana è ancora tutta lì, intonsa e brillante sui pendii del monte Bue.
Punto di confine fra le province di Parma, Piacenza e Genova questo panettone di 1777 metri offre un panorama eccezionale su tutto l'arco alpino, l'Appennino parmense e le Alpi Apuane. Vista che si apre progressivamente dopo le 11, quando le nubi alte si diradano e quelle sulla pianura si abbassano.
Il secondo troncone di seggiovia
Panorami dalla cima del M. Bue
Uno dei rifugi più belli di tutto l'Appennino
La visibilità migliora, il vento cessa e il crostone creato dal freddo notturno comincia ad ammorbidirsi: i carabinieri spariscono e si comincia a battezzare qualche pendio.
Verso Prato Grande ci sono tante possibilità, ma nessun impianto per risalire. Qualcuno comunque scende con le pelli dietro. Pochissimi invece percorrono il sotto-seggiovia del secondo tronco, dove c'è un simpatico "toboga".
Il pendio subito sotto il rifugio, la vecchia "pista bianca", resta illibato tutto il giorno. I boschetti, specie quelli vicino allo skilift abbastanza radi e poco pendenti, sono più ignorati di Grillo in televisione. Il percorso più battuto è quello della vecchia pista nera, che comincia subito sotto la croce del M. Bue.
Sotto il rifugio: off-limits!
La zona di Prato Grande, verso Parma
Lo skilift dismesso
Il sotto-seggiovia M. Bue
La vecchia pista nera
Facili bordo-pista vicino all' "azzurra", esposta in gran parte a nord
Ore 15,30: you're still waiting for me!
Le piste sono tre, abbastanza strette, con curve e muretti anche improvvisi, battute con impegno ma non troppo bene. L'"azzurra" e la "rossa", con alcune varianti, scendono dalla cima del Bue a Prato Cipolla, dove è presente un campo scuola abbastanza grande. La pista "Riofreddo" rientra al parcheggio ed è la più lunga: è poco più di una stradina, con tanto di tornanti: segnata chiusa, presentava soltanto qualche pietruzza nei muri.
Il campo scuola a Prato Cipolla
La pista "rossa", che scende a destra della seggiovia M. Bue e confluisce nella pista di rientro a Riofreddo permettendo di affrontare circa 500 metri di dislivello
La pista di rientro, spesso chiusa, attraversa un ambiente silenzioso e solitario, sotto le rupi imponenti del monte Maggiorasca, la cima più alta della provincia di Genova
La pista "azzurra" (da considerare rossa) è quella che mi è piaciuta di più: per il panorama, i cambi di pendenza, l'esposizione che garantisce una buona neve (a parte l'ultimo muro).
Prima parte della pista
La "Cipolla"
San Stè insomma è una piccola realtà, adatta alle famiglie più che agli sciatori esigenti, ma che può regalare qualche soddisfazione ai freeriders (pochissima concorrenza): se riaprissero - e teoricamente dovrebbero farlo - lo skilift di Prato Grande, la questione si farebbe ancora più interessante.
Ma il motivo più convincente per venire a sciare qui è l'ambiente meraviglioso che si attraversa, unico nel suo genere: il panorama mozzafiato del monte Bue; le ampie distese bianche di Prato Grande e Prato della Cipolla, antichi ghiacciai; i pini mughi del monte Nero, rarissimi in Appennino; i pinnacoli bizzarri di roccia vulcanica come la "Cipolla", che con il tramonto si infuocano: Ofioliti Superski.
Il monte Nero
Poi in generale sembra di sciare in un'altra epoca, anche se gli impianti e i rifugi sono forse i più giovani di tutto l'Appennino... come skipass ti danno un pezzo di plastica che gli addetti alla seggiovia dovrebbero controllare, ma tanto sono in grado di ricordarsi la tua faccia; nei rifugi trovi baristi improvvisati; sulle piste e fuori sciatori improvvisati.. mi sentivo un fenomeno io, e ce ne vuole!
Ottimo pranzo al rifugio Prato Cipolla
Insomma a S. Stefano d'Aveto si trova quell'atmosfera famigliare, provinciale, che le piccole località appenniniche lontane dal turismo di massa sanno ancora regalare.
Ciò non toglie che andrebbe gestito e valorizzato un po' meglio... Non si può chiudere la seggiovia alta alle 15,45 e i rifugi alle 16, dover controllare su facebook la sera prima quali sono le piste aperte, trovare terra e sassolini con mezzo metro di neve nel bosco di fianco! Un buon impianto di innevamento artificiale è urgentissimo se non vogliono fallire di nuovo: ora sono due inverni buoni di fila, ma i prossimi chissà...
Investimenti coraggiosi a San Ste: un tuffo nel vuoto?
Nessun commento:
Posta un commento